Scritto nella memoria
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Il passato, dove ogni cosa è per sempre, può rivelarsi lo spazio più aperto all'invenzione, non solo perché la memoria è labile, ma perché i frammenti che tratteniamo diventano straordinariamente vivi, potenti, quasi mitologici, pur rimanendo dentro i confini del mondo quotidiano che li ha originati. In questa raccolta, curata da Marco Vichi, nove scrittori italiani si confrontano con la memoria personale, che si salda inevitabilmente con quella storica, in racconti di grande intensità. Così troviamo Dacia Maraini ricordare una bambina lentigginosa che nei lontani anni 1943 e '44 era rinchiusa con la famiglia in un campo di concentramento in Giappone, dove aveva imparato a schivare le bombe che cadevano da quegli stessi aerei che altre volte si incantava a guardare. Ci sono i bellissimi "vecchi scarponi" di Vincenzo Pardini, che sua madre non voleva lasciargli indossare, sicura che non fosse nato per quelle calzature rozze, e che lui invece non ha mai dimenticato, insieme al calzolaio che li aveva realizzati. E poi c'è il nonno di Laura Bosio, che costruiva fisarmoniche a Vercelli e aveva tra i clienti Re Faruk e Gorni Kramer. E la nonna emiliana, ma ormai sarda d'adozione, di Anna Maria Falchi, ragazzina dispettosa più della nipote che la osservava divertita. O ancora la toccante ricostruzione di ramificazioni e destini di una famiglia ebrea a partire da un vecchio album di fotografie nel racconto di Gianmarco D'Agostino...
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